Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, noti anche con la sigla abbreviata SSRI, sono una classe di farmaci antidepressivi.
Si ritiene siano in grado di modificare la concentrazione nel cervello di alcuni neurotrasmettitori responsabili della regolazione del tono dell'umore e in particolare di aumentare la concentrazione della serotonina bloccando il principale processo biologico di eliminazione di questa dal vallo sinaptico ( reuptake ).
Gli inibitori di SSRI vengono utilizzati in un'ampia varietà di disturbi psichiatrici, tra cui: depressione maggiore, disturbi d'ansia ( attacchi di panico, ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo ), disturbi dell'alimentazione ( bulimia, binge-eating ), disturbo post-traumatico da stress.
Le principali molecole appartenenti alla categoria dei farmaci SSRI sono: Citalopram ( Elopram, Seropram ); Escitalopram ( Cipralex, Entact ); Fluoxetina ( Prozac, Fluoxetil, Fluoxeren, Fluoxetina generica ); Fluvoxamina ( Dumirox, Fevarin, Maveral, Fluvoxamina generica ); Paroxetina ( Daparox, Sereupin, Seroxat, Paroxetina generica ); Sertralina ( Zoloft, Tatig, Serad, Sertralina generica )
Reazioni avverse
Nella maggioranza dei casi gli effetti collaterali sono di lieve entità e rientrano nell'ambito della cefalea, dei disturbi gastrointestinali ( nausea e quindi calo dell'appetito ), tremori, nervosismo e disfunzioni sessuali.
Le reazioni avverse più comuni ( sperimentati da più del 10% dei pazienti) consistono in:
disturbi gastrointestinali ( nausea e calo dell'appetito ); disfunzioni sessuali ( disfunzione erettile, calo della libido e anorgasmia ), anedonia; sonnolenza o insonnia; affaticamento, nervosismo e tremori; sudorazione e/o bocca secca; sogni lucidi ( racconto notturno del quale si possa dirigere la trama ).
Le reazioni avverse sono in genere autolimitanti, cioè tendono a presentarsi nei primi giorni di assunzione per poi diminuire nel corso delle prime settimane di trattamento. Gli effetti collaterali sulla sfera sessuale tendono invece a comparire nel corso delle prime settimane di trattamento e a persistere nel corso dell'assunzione.
In alcuni casi è stato dimostrato che anche gli inibitori SSRI, come i farmaci triciclici, possono dare un prolungamento dell'intervallo QT.
Inoltre, l'assunzione degli inibitori SSRI può aumentare il rischio di fratture ossee, di sanguinamento e di disturbi della coagulazione.
Sono stati segnalati inoltre casi di disturbi del movimento ( tremori, diminuzione della coordinazione motoria ) ed alcuni rari casi di disturbi extra-piramidali.
Generalmente l'assunzione degli inibitori SSRI è fortemente sconsigliata in gravidanza e allattamento: nel caso sia necessario proseguire la terapia anche in questa fase, la scelta ricade di norma su altre molecole. In ogni caso deve sempre essere fatta, dallo psichiatra in collaborazione con la paziente, una attenta valutazione del rapporto rischio / beneficio nell'utilizzo in gravidanza di questi farmaci.
Sindrome da sospensione
In concomitanza con la sospensione dell'assunzione di un inibitore SSRI, per cessazione della terapia o passaggio ad altro farmaco, sono stati riscontrati nei pazienti diversi sintomi quali vertigini, astenia, sensazione di scossa alla testa ( brain-zaps ), sintomi simil influenzali ma anche sintomi che ricalcano la malattia trattata, quali ansia, agitazione, insonnia. Si tratta della sindrome da astinenza da antidepressivi. Tali sintomi sono di norma lievi e autolimitanti e possono essere ridotti con una sospensione graduale del farmaco. Tendono generalmente a risolversi nel giro di qualche settimana e possono essere ridotti diminuendo gradualmente la dose di farmaco.
L’SSRI che più è incline a dare sindromi da sospensioni è la Paroxetina. In alcuni rari casi i sintomi da sospensione si sono protratti per oltre un anno dopo la sospensione del farmaco.
Disfunzioni sessuali e ottundimento emotivo
Comunemente le persone che assumono antidepressivi SSRI ( e anche SNRI [ inibitori del riassorbimento della serotonina e della noradrenalina ) lamenti effetti collaterali riguardo alla sfera sessuale, che si configurano in disfunzione erettile nell'uomo e difficoltà nella lubrificazione nella donna, incapacità di raggiungere l'orgasmo, calo della libido e più raramente diminuzione della sensibilità genitale.
La percentuale di persone che sperimenta questo tipo di effetti collaterali varia molto in base agli studi: i primi ne stimavano una prevalenza attorno all'8-14% ( ma ciò si è rivelato un dato sottostimato perché i pazienti non erano propensi a riportare tali effetti ) mentre le attuali indagini post-marketing portano tale percentuale al 60-70%. Alcuni studi arrivano ad una prevalenza del 100%. Secondo i risultati di una recente indagine, il 70% delle donne lamenta una significativa diminuzione della libido e il 40% una totale perdita dell’iniziativa sessuale che nel 60% dei casi ha condotto a difficoltà relazionali. Percentuali simili sono state rilevate anche negli uomini.
Uno studio del 2009 condotto da un gruppo di ricercatori dell'università di Oxford ha trovato che gli inibitori SSRI causano nella maggior parte dei pazienti trattati ottundimento emotivo, espresso come apatia e una minore capacità di provare empatia ed emozioni positive. A causa di ciò alcuni pazienti hanno sviluppato ideazioni suicidarie ed uno è arrivato ad infliggersi autolesionismo nella speranza di provare emozioni.
Le disfunzioni sessuali e l'ottundimento emotivo sono un sintomo tipico anche di molte patologie ansioso-depressive: i sintomi tipici riguardano soprattutto il calo del desiderio e la disfunzione erettile, ma non la difficoltà a raggiungere l'orgasmo e l'anestesia genitale, che sembrano invece essere peculiare caratteristica degli antidepressivi serotoninergici.
Può accadere che alcuni effetti collaterali, in particolare le disfunzioni sessuali, persistano per un tempo indefinito ( forse irreversibilmente ) dopo la sospensione del trattamento, generando la disfunzione post-SSRI.
Rischio di suicidio
Bambini e adolescenti - Meta analisi di studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l'uso di antidepressivi SSRI è collegato a un aumentato rischio di ideazioni suicidarie in bambini ed adolescenti: in particolare una revisione di studi clinici condotta nel 2004 dalla Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ), ha trovato un aumento del rischio di possibili ideazioni suicidarie e comportamento suicidario dell'80% e di agitazione e comportamenti ostili del 130% in particolare nei primi mesi di trattamento.
Adulti - Negli adulti sopra i 25 anni non sembrano esserci evidenze di un aumentato rischio di comportamenti ed ideazioni suicidarie legate all'uso di antidepressivi SSRI. L'attenta valutazione e il continuo controllo del paziente da parte dello specialista sono però consigliati.
Gravidanza e allattamento
L'uso degli antidepressivi SSRI in gravidanza è associato a un aumento del tasso di aborti spontanei del 70% e a un generale aumento della possibilità di parto pre termine. Una analisi sistematica di studi ha evidenziato come l'assunzione di inibitori SSRI in gravidanza porti ad un aumento del rischio di malformazioni del feto comprese tra il 3% ed il 24%, mentre non ha trovato evidenze di un aumento del rischio di difetti cardiovascolari.
Raramente i neonati la cui madre ha assunto un antidepressivo SSRI, specie negli ultimi mesi di gravidanza, possono soffrire di ipertensione polmonare persistente, una sindrome che causa un anomalo aumento della pressione sanguigna nei vasi polmonari del neonato con conseguente diminuzione dell'efficienza di ossigenazione. Questa condizione è associata a un aumento del 25% dei casi di deficit neurologico a lungo termine.
I neonati di madri che assumevano inibitori SSRI nel corso della gravidanza possono soffrire di una forma di sindrome di astinenza che consiste in una serie di sintomi neurologici, gastrointestinali, respiratori ed endocrini che tendono a risolversi autonomamente nel giro di qualche giorno.
Secondo una revisione di studi del 2015 ci sono indicazioni di come l'esposizione del feto a un antidepressivo SSRI possa portare a un aumentato rischio di autismo, mentre uno studio del 2016 ha indicato che possa predisporre a forme di depressione negli adolescenti. Altri studi hanno messo in evidenza anomalie nello sviluppo cerebrale dei neonati le cui madri avevano assunto inibitori SSRI. Studi su animali hanno trovato che l'esposizione prenatale a un farmaco SSRI altera il comportamento sessuale nella prole, tuttavia non è noto se tali risultati possono essere traslati all'uomo.
Diabete
La somministrazione di un antidepressivo SSRI può influenzare il controllo glicemico. L'aumento del tono serotoninergico indotto dall'antidepressivo, infatti, sembrerebbe aumentare la secrezione e la sensibilità all'insulina. Con Fluoxetina si è osservata ipoglicemia durante la terapia e iperglicemia alla sospensione del trattamento. Il dosaggio dei farmaci antidiabetici ( ipoglicemizzanti orali e Insulina ) potrebbe, quindi, richiedere un aggiustamento.
Osteoporosi
Durante l'assunzione di un antidepressivo SSRI si è osservato un aumento del rischio di fratture ( 50% circa di rischio in più nel corso di 10 anni ) sia nei pazienti psichiatrici che non, e che ciò era dovuto a una diminuzione della densità ossea. Dato l'incremento delle prescrizioni anche in donne post-menopausa per la cura delle vampate di calore, si richiede un particolare monitoraggio specie in questa classe di pazienti per l'aumentata incidenza di osteoporosi ( circa 30% nell'arco di 10 anni ).
Iponatriemia
Gli antidepressivi SSRI possono indurre iponatriemia ( valore medio di 120 mmoli/L ) con un aumento del rischio di 3.5 volte. Nella maggior parte dei pazienti tale effetto si manifesta durante il primo mese di terapia: il rischio è maggiore nelle donne anziane e nei pazienti in terapia con diuretici. L'iponatriemia si manifesta con confusione, convulsioni, senso di fatica, delirio, sincope, sonnolenza, agitazione, vertigini, allucinazioni e, più raramente, con aggressività, disturbi della personalità e depersonalizzazione. La comparsa di sintomi neuropsichiatrici durante il primo mese di trattamento deve di conseguenza suggerire la misurazione degli elettroliti serici.
Prolungamento dell'intervallo QTc
Poiché Citalopram può prolungare l'intervallo QTc, si raccomanda cautela in caso di pazienti con prolungamento congenito dell'intervallo QTc oppure in caso di associazioni farmacologiche con farmaci noti per prolungare l'intervallo QTc. L'associazione degli antidepressivi con antipsicotici aumenta il rischio di prolungamento dell'intervallo QTc.
Altri effetti collaterali sospetti
Secondo una meta-analisi di studi, condotta da ricercatori della Mc Master University, pubblicata sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics nel 2017, l'assunzione di antidepressivi SSRI è associata a un incremento della probabilità di morte per qualsiasi causa del 33% nella popolazione senza precedenti fattori di rischio ( come patologie cardiovascolari o metaboliche ). Tuttavia nei soggetti con tali fattori di rischio, l'aumento della probabilità di morte non è significativo. Ciò si crede sia dovuto tra l'altro alla capacità di questi farmaci di influenzare la viscosità ematica che, mentre nei soggetti con patologie cardiovascolari può avere un effetto benefico, in quelli sani può essere dannoso. Un altro studio indicherebbe che l'uso di antidepressivi serotoninergici è correlato a un maggiore rischio di valvulopatie, probabilmente a causa della stimolazione del recettore 5HT2B.
Negli ultimi anni si è aperto un dibattito circa la possibile incidenza della somministrazione di antidepressivi sul rischio di sviluppare demenza. ( Xagena2023 )
Fonte: Wikipedia, 2023
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