Trova largo impiego in Europa nel trattamento della vertigine periferica la Betaistina ( Vertiserc ), un vasodilatatore dotato di spiccate proprietà antivertiginose.
La sua maneggevolezza, la scarsità di controindicazioni e i suoi modesti effetti collaterali ne fanno un farmaco adatto sia nella fase acuta come sintomatico, sia nella terapia di mantenimento.
La Betaistina ha struttura molecolare e proprietà farmacologiche analoghe a quelle dell’istamina: si accompagna però a minor effetti collaterali e può essere utilizzata in trattamenti a lungo termine. Esplica la sua azione agendo sia come agonista debole dei
recettori H1 post-sinaptici, sia come antagonista forte dei recettori H3 pre-sinaptici; questa interazione porta alla riduzione della trasmissione nei nuclei vestibolari ( azione H3-antagonista ), alla diminuzione del potenziale di riposo e quindi dell’attività spontanea delle cellule ampollari del labirinto ( azione H3-antagonista e H1-agonista ).
Il sistema istaminergico è localizzato nei nuclei tuberomammillari dell’ipotalamo posteriore, che hanno proiezioni estese verso i nuclei vestibolari; infatti, questo sistema è implicato nella funzione vestibolare e, soprattutto, interviene nella compensazione vestibolare.
Inoltre, la Betaistina, per la sua azione H3-antagonista, aumenta il flusso ematico a livello cocleare e vestibolare; la sua azione vasoattiva ha rappresentato per molti anni il razionale per l’impiego nel trattamento della sindrome di Ménière.
Un recente studio multicentrico in doppio cieco ha messo a confronto Betaistina ( 16 mg
b.i.d. ) e placebo nel trattamento della vertigine posizionale parossistica benigna ( VPPB ) e della sindrome di Ménière.
In reparti otorinolaringoiatrici di 11 ospedali italiani sono stati reclutati 144 pazienti ambosessi, di età compresa tra i 18 e i 65 anni: di questi, 81 ( 56.3% ) avevano diagnosi di
malattia di Ménière, mentre a 63 ( 43.7% ) era stata posta diagnosi di vertigine posizionale parossistica benigna.
Nel gruppo trattato con Betaistina sono stati inclusi 41 pazienti con malattia di Ménière e 34 con diagnosi di vertigine posizionale parossistica benigna, per un totale di 75 pazienti. Il
gruppo controllo era composto da 40 pazienti con malattia di Ménière e 29 pazienti con vertigine posizionale parossistica benigna, per un totale di 69 pazienti.
La somministrazione di Betaistina ( 16 mg b.i.d. ) e placebo è stata protratta per 3 mesi,
con valutazione dell’efficacia a 15, 30, 60 e 90 giorni.
Al termine dello studio è emerso che la Betaistina ha ridotto in modo significativo rispetto al placebo: la frequenza degli attacchi, con riduzione maggiore dell'85% nella VPPB
e maggiore del 60% nella sindrome di Ménière; l’intensità degli attacchi, con riduzione maggiore del 75% nella VPPB e maggiore del 65% nella sindrome di Ménière.
Nei pazienti con malattia di Ménière, inoltre, si è avuto un significativo miglioramento,
nessuno ha interrotto il trattamento e, al termine di un follow-up di 12 mesi, nessun paziente trattato con Betaistina è andato incontro a peggioramento dei sintomi o a interventi di ablazione chimica o chirurgica del labirinto.
Riguardo agli effetti avversi, nell’arco del trattamento, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca non hanno subito variazioni e l’incidenza di effetti collaterali ( cefalea, xerostomia, aumentata diuresi, rash cutanei, pirosi, sonnolenza ) nel gruppo trattato con Betaistina è
stato soltanto di poco superiore a quella presente nel gruppo placebo ( 28.0% vs 21.7% ).
Questi risultati sono in accordo con quelli dei principali studi fin qui svolti, che hanno valutato principalmente l’utilizzo della Betaistina in due tipi di vertigine periferica: la VPPB e la sindrome di Ménière.
In entrambi i casi l’utilizzo di Betaistina dà risultati soddisfacenti nel ridurre la frequenza degli attacchi, la durata e l’intensità, portando a un miglioramento dei sintomi
associati e della qualità di vita.
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Grazie al suo meccanismo d’azione la Betaistina normalizza la funzione vestibolare e favorisce l’insorgenza dei meccanismi di compenso. ( Xagena2004 )
Passàli D, Trends Med 2004;4:127-138
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