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Farmaci per la riduzione dell’acidità di stomaco: gli inibitori della pompa protonica associati a dipendenza e a gravi reazioni avverse


Alcuni farmaci per la riduzione dell’acidità di stomaco possono provocare a lungo termine la dipendenza, e secondo Public Citizen, un’organizzazione no-profit degli Stati Uniti, la scheda tecnica di questi farmaci dovrebbe riportare una forte avvertenza ( black box ) per questo effetto indesiderato e per molti altri.
Public Citizen ha presentato una petizione all’Agenzia regolatoria statunitense FDA ( Food and Drug Administration ).

I farmaci sono gli inibitori della pompa protonica ( PPI ), così chiamati per il meccanismo mediante il quale riducono la produzione di acido gastrico. I PPI sono una delle classi più utilizzate di farmaci negli Stati Uniti. Si stima che 1 persona ogni 20 nel mondo sviluppato stia assumendo questi farmaci, che comprendono Nexium, Dexilant, Prilosec ( in Italia: Antra, Losec ), Prilosec OTC, Zegerid, Zegerid OTC, Prevacid ( in Italia: Lansox ), Prevacid 24Hr, Protonix ( in Italia: Pantecta ), Aciphex ( in Italia: Pariet ), Vimovo e numerose forme generiche, la maggior parte a base di Omeprazolo e Pantoprazolo ( in Italia: Pantecta Control ).

Gli inibitori della pompa protonica sono approvati per il trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo ( MRGE ), a volte indicata come reflusso acido, così come ulcera gastrica, esofagite erosiva e sanguinamento gastrico associati all'uso di farmaci anti-infiammatori non-steroidei ( FANS ).

E’ stato riscontrato che dopo l'utilizzo di inibitori della pompa protonica per un mese o più, i pazienti che interrompono l'assunzione di questi farmaci vanno incontro a maggiore acidità di stomaco, un fenomeno noto come ipersecrezione acida di rimbalzo, che provoca sintomi di reflusso acido peggiori rispetto alla condizione di inizio terapia. I sintomi costringono quindi i pazienti a riprendere l’assunzione degli inibitori della pompa protonica, creando una dipendenza a lungo termine, particolarmente preoccupante per l'elevato numero di pazienti che non hanno necessità di assumere questi farmaci.

Oltre a creare dipendenza, gli inibitori della pompa protonica aumentano il rischio di gravi patologie, tra cui le fratture della colonna vertebrale, dell'anca e del polso, di gravi infezioni come la polmonite e la diarrea da Costridium difficile; inoltre può instaurarsi una grave carenza di magnesio, che può scatenare aritmie cardiache minaccianti la vita.

Gli inibitori della pompa protonica possono anche ridurre l'efficacia di altri farmaci usati per trattare l’infarto del miocardio e il cancro, e, in alcuni casi, possono causare la carenza di vitamina B12 e insufficienza renale.

Studi hanno dimostrato che un’alta percentuale di persone che assumono inibitori della pompa protonica non presentano una condizione patologica che giustifichi l’uso di questi farmaci; inoltre, la somministrazione degli inibitori della pompa protonica avviene per periodi di tempo più lunghi da quanto approvato.
Gli inibitori della pompa protonica sono comunemente prescritti per patologie come il reflusso acido che potrebbero essere trattati con altre terapie più sicuri. ( Xagena2011 )

Fonte: Public Citizen, 2011


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